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BARTALI E LA FORZA DI NON MOLLARE MAI. ANCHE OGGI L'ITALIA SI ISPIRA A LUI (di Leo Turrini)

07-05-2020 06:33 - News Generiche
Ah, sicuro. Fosse qui, al cospetto delle macerie umane ed economiche generarte dall'orrendo virus, a Gino Bartali scapperebbe di bocca la frase che lo accompagnò per una vita. "Tutto sbagliato, tutto da rifare".
Eppure e invece, se oggi fosse qui, mentre celebriamo il ventesino anniversario della sua scomparsa, l'altro Campionissimo del Novecento troverebbe anche altre parole.
Io ho avuto la fortuna di conoscerlo e so di cosa parlo.
Bartali! L'alter ego di Coppi. Ettore in bicicletta contro Fausto che era Achille.
Gino che non mollava mai e quella sua tigna sarebbe finita anche nella citatissima canzone di Paolo Conte.
Lui, che fu l'unico a non mettere la camicia nera quando, era il 1938, Mussolini pretese di appropriarsi del suo primo successo al Tour iniseme al mondiale calcistico di Meazza e Piola e ai cazzotti di Primo Carnera.
Lui, il pio Gino, religiosissimo, stava sulle scatole contemporaneamente ai fascisti e ai comunisti, a conferma che di questo Paese in molti di ogni parte politica hannno sempre capito poco, quasi niente.
Ah, il mio Bartali! Che non piaceva agli intellettuali perchè credeva davvero alla Madonna e del resto chi, se non lui, aveva salvato dozzine e dossine di ebrei nascondendo documenti nella canna della bicicletta, sempre rischiando di essere fucilato dai nazisti?
Solo che non se ne era mai vantato (chi fa il bene non cerca pubblicità, diceva) e quando ritirai fuori la storia in un mio libro lui era già morto e meno male che in Israele gli hanno dedicato un albero, nel parco dei Giusti.
Bartali! Nel 1986 faceva ancrora il cronista al seguito del Giro d'Italia e io ero il giornalista più giovane al seguito della corsa Rosa.
Un pomeriggio in Sicilia mi disse: bambino, o via, tienimi compagnia da Sciacca a Taormina, io guido e tu cianci.
E fu il viaggio più bello della mia vita, con un affabulatore meraviglioso, uno che sapeva che la sua vita certo non era stata tutta sbagliata, tutta da rifare.
Gino Bartali rimane oggi, 2020, l'unico ciclista capace di rivincee il Tour a dieci anni di distanza dal primo successo (1938-1948).
Meglio di Anquetil, di Hinault, di Indurain. In questo, meglio anche di Coppi, che infondo amava riconosceredone la semidivina diversità.
Ginettaccio era un mito e lo sapeva e io gli ho voluto bene e se fossse qui ci direbbe che c'è sempre una strada, che non è mai finita e l'Amore sta in una preghera. La sua. E la nostra.

Fonte: Leo Turrini - QS (Il Giorno - Il Resto del Carlino - La Nazione)

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