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SI E' SPENTO FABRIZIO NASSI, UN GIGANTE DEI "LUPI"

16-11-2019 11:14 - News Generiche
Si è spento un grande della pallavolo italiana e della storia dei “Lupi”: Fabrizio Nassi.
Aveva 68 anni ed un male incurabile se l'è portato via in poco tempo.
Il capitano della Nazionale azzurra ai Mondiali di Roma nel 1978, vicecampione del mondo, era cresciuto alla scuola pontederese della Zoli sotto la guida di Claudio Piazza.
Poi nel 1972 si era trasferito al Cus Pisa e da qui, nel 1975 a Catania, nelle file della Paoletti dove aveva vinto lo scudetto nel 1977-78.
Poi ancora in Sicilia per una stagione (1980-81 ) nel Montuori Palermo per poi far ritorno a Pisa nella Santarlasci dal 1981 al 1983.
Nassi era giunto Santa Croce nel 1983, acquistato dal d.s. Sergio Balsotti in coppia con Fabio Innocenti.
Al termine di quel campionato i biancorossi della Codyeco Lupi avrebbero ottenuto la loro prima promozione in A1, partecipando successivamente a due campionati (1984-85 e 1985-86) nella massima serie.
L'atleta aveva successivamente chiuso la carriera a Spoleto col suo mentore, Carmelo Pittera.
La scomparsa di questo grande campione ha destato vivo cordoglio soprattutto nei “Lupi” di vecchia data.
Alcuni di loro, sapevano già da tempo delle condizioni di salute di Fabrizio e, parlandone, si avvertiva nella loro voce, un forte senso di smarrimento.
Nassi era un uomo dal carattere un po' particolare ma, come atleta, impersonava come nessun altro la pallavolo.
Era un giocatore totale, sapeva fare ogni fondamentale alla perfezione, dall'attacco al muro, dal servizio alla difesa.
In ricezione era una macchina. Si metteva lì, in mezzo al campo con le gambe leggermente divaricate e ogni servizio avversario era posto sulla testa del proprio palleggiatore.
"Chiqui" Wiernes e Tom Jones, tanto per fare due nomi di palleggiatori che hanno giocato al suo fianco ai “Lupi”, possono tranquillamente testimoniarlo.
Nassi era un leader silenzioso, un gigante, nonostante fosse "solo" alto metri 1,88.
Parlava poco ma il suo carisma lo si respirava soltanto standogli vicino.
Ricordiamo ben volentieri, fra i tanti aneddoti, nei suoi tre anni ai “Lupi”, quando mise in pratica – nella memorabile trasferta di Jesi, contro il team di Velasco nel 1984 – la relazione fornitagli da Leonardo Ciardi che aveva visionato, per suo conto, i marchigiani impegnati ad Arezzo.
Nassi si rivolse a Leo dicendogli: “Hai fatto un lavoro da professore”.
Allora non c'erano gli scoutman ed i computer. Ciardi scrisse tutti i suoi appunti su Kantor e compagni, sui loro schemi ed altro.
Nassi preparò nel dettaglio la trasferta di Jesi che si chiuse col trionfo della Codyeco Lupi, vittoriosa per 3-0.
I centrali Nieri e Toniazzi presero muri in serie, Nassi, Innocenti e Ventura imperversarono, sotto la spinta di Wiernes.
Da allora Leo Ciardi divenne per tutti il Professore. L'appellativo glielo mise proprio Nassi.
Il primo anno in A1 fu un inno alla fede biancorossa ed alle imprese dei “Lupi” del presidente Gronchi.
La stampa nazionale, con Carlo Gobbi della Gazzetta dello Sport su tutti, tributò forti elogi per la terribile matricola santacrocese.
Nassi ricopriva il ruolo di allenatore-giocatore.
Potremmo scrivere tanto di Nassi ai “Lupi” ma chiudiamo qui.
Lo vogliamo ricordare vincitore, idolo dei tifosi, in trionfo ad Arezzo nella primavera del 1984 e vincitore nel novembre dello stesso anno, al Fontevivo per 3-1, sui campioni d'Europa della Santal Parma.
Nassi col patron Donato Berini, Nassi con Giancarlino Parenti e tutti i ragazzi della “Fossa”, Nassi che ogni tanto scherzava con Lemar e che ascoltava Balsotti, Nassi col dottor Vivaldi, l'architetto Giannoni e tanti altri cuori biancorossi.
Ci ha lasciati un enorme pallavolista, non il suo infinito ricordo. Ciao, Campione.

Marco Lepri


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