I BAGNI IN PISCINA DA OLIVIERO AI RONCHI
25-08-2025 06:15 - News Generiche
Oliviero ai Ronchi, tempio della musica e delle serate vip d'altri tempi, era per noi il bagno in piscina, un appuntamento atteso, nel bel mezzo dell'estate, organizzato nei minimi particolari.
Si preparava la borsa con gli asciugamani e i costumi di ricambio e, poi, c'era quella con la focaccia farcita di pomodoro e mortadella o prosciutto. Acqua e frutta completavano il nostro picnic. Si partiva di buon'ora.
Il viaggio era breve, ma intenso.
Il litorale affollato da una parte e le Apuane imponenti a ombreggiare la pineta già ombrosa di suo. Ville e stradine fiancheggiate da pini si alternavano ai nostri occhi e rilasciavano quell'inconfondibile odore di resina ed erba bagnata.
Arrivati da Oliviero ci accoglieva un giardino perfettamente curato, dove sentieri di pietra conducevano alle piscine, una grande con i trampolini e l'altra di dimensioni ridotte per i piccoli.
L'azzurro dell'acqua contrastava deciso con il verde delle siepi, delle piante e perfino dell'erba.
Una volta preso posto ai bordi della piscina cominciava il divertimento vero e proprio. Un tuffo dietro l'altro e ben presto le nostre voci interrompevano il silenzio e gareggiavano impertinenti con il cinguettio degli uccelli, padroni della piccola oasi.
Tanti tuffi, spruzzi d'acqua sulle mattonelle, i piedi bagnati guidavano un passo dietro l'altro per non scivolare, e ancora l'acqua che ci schiaffeggiava i volti, ci pizzicava gli occhi, ci ammorbidiva la pelle abbronzata.
E nell'aria che sapeva di cloro si insinuava a una certa ora, l'appetitoso profumo della focaccia, della mortadella, delle pesche succose, mentre le nostre bocche sorridevano felici.
Il pomeriggio ci vedeva ancora in acqua, muovere braccia e gambe, instancabili, mentre il sole che, cominciava lentamente a scomparire fra i rami dei pini, asciugava a malapena i nostri costumi inzuppati. Piccoli brividi ci attraversavano la schiena, un invito a uscire, un avvertimento che la giornata stava per finire. Era l'ora del rientro.
A malincuore si piegavano gli asciugamani, si cambiavano i costumi e si frizionavano i capelli che non ne volevano sapere di asciugarsi.
Ci guardavamo intorno, come a voler trattenere la bellezza del posto e portarne via almeno un pezzetto. La promessa era una sola.
Riproporre per l'anno prossimo la giornata appena vissuta. Una promessa che abbiamo mantenuto fin quando è stato possibile, poi, quando gli stabilimenti balneari hanno installato le piscine ed i tuffi li facevamo lì: avevano un altro sapore.
Del resto, nemmeno noi eravamo più quelle di una volta.
Patrizia Bianconi
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