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IL BAMBINO CHE CONOBBE IL CIUCHINO DEL CEPPO

24-12-2020 06:30 - News Generiche
C'era una volta e ora non c'è più.
C'era una volta un ciuchino, che, infreddolito, la vigilia di Natale, scalciava sui tetti e alle porte, desideroso di accontentare i bambini, che con poco si accontentavano.
C'era una volta un ciuchino e un bambino che, come tanti, in quella vigilia ormai lontana, aspettava.
Per Angelo, infatti erano stati giorni di buoni propositi, vissuti in un tenero turbamento per l'arrivo dei doni tanto attesi.
Il ciuchino nessuno l'aveva mai visto, né sapeva da dove venisse, però si poteva immaginare, un po' stanco, magari avanti con gli anni, pronto con lo zoccolo a colpire, quasi un annuncio dal sapore gioioso e puro.
E fu così anche quella notte.
Notte di luce, di sussurri fra le stelle accese.
Notte di ricordi che vengono da lontano. Notte in cui tutto era pronto.
Angelo si muoveva impaziente nella cucina, illuminata e calda, girava intorno al tavolo per ingannare il tempo, che invece dispettoso non passava mai.
Sapeva che di lì a poco il ciuchino avrebbe bussato e lasciato alla porta i regali, per poi andarsene nascondendosi nella notte più dolce dell'anno, pronto ad accontentare tanti altri bambini.
E qui il ricordo diventa commozione perché su questa scena amata, entro questo fitto tessuto di umanità, accadde qualcosa in sé di assolutamente incomprensibile, irrazionale e imprevedibile nel senso più profondo e gioioso del termine.
Su quella porta, spalancata nel buio, apparve intimorito e stupito un ciuchino vero e proprio, carico di due gerle, profumate di aranci e mandarini.
E' un'immagine inquadrata in un primo piano stretto, che sfida il buio che lo circonda, guarda intorno e si posa su Angelo immobile per lo stupore e sui suoi occhi che, meravigliati, cercano conferme in quelli del babbo.
E il babbo risponde senza parole restituendogli uno sguardo di vero amore.
Scorrono le immagini, nell'intimità domestica che accoglie quel carico davvero prezioso e lo cinge un abbraccio sincero.
E quel ciuchino, immobile per il freddo e la paura, vorrebbe trattenerlo, accarezzarlo, ma non si può, la strada da fare è ancora tanta prima che le stelle ad una ad una si spengano.
Angelo lo sa e a malincuore lo saluta e lo lascia andare.
Passata l'emozione ciò che resta sa di resina, di agrumi, di frutta candita, come una scia che si muove fra le strade del tempo in una terza pittura di luce.
Notte di sogni avverati, di una carezza appena sfiorata, dissolta nel freddo pungente.
Notte e non solo. Impossibile dimenticare.

P.B.

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