06 Ottobre 2024
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INTERVISTA ALL'ICONOGRAFA ROBERTA FANTACCI

27-09-2024 06:25 - News Generiche
Gran silenzio, solitudine, un cuore desiderante e in preghiera, che rientra in sé stesso e si ritrova, e cerca l'amato del suo cuore, usando l'espressione del Cantico dei Cantici.
Ecco, così inizia il cammino dell'iconografia, incontrando suor Roberta Fantacci (foto), nel monastero Agostiniano di Santa Cristiana, in Santa Croce sull'Arno.
Consacrata, eremita e oblata nella Famiglia Agostiniana, Suor Roberta da un po' d'anni ormai, è iconografa: scrive, come correttamente si dice, icone, legata alla scuola di uno dei più significativi maestri di iconografia: Giovanni Mezzalira, “che con la sua fede e passione – precisa suor Roberta – ci ha trasmesso l'amore per la bellezza, contenuta nell'iconografia, in particolare quella russa.
Dagli anni 80, grazie a lui, questa forma di arte sacra, ha incominciato a diffondersi in Italia, ad essere praticata con significativi risultati. Vengono organizzati anche corsi specifici, sorgente di “Cammino nella fede e di vita della civiltà cristiana – ci dice suor Roberta - mentre con un leggerissimo pennello fra le dita, traccia un segno, primizia di una nascente luce.
Ma che cos'è un'icona, e che vuol dire questa parola?
E' un termine greco-bizantino che significa immagine. E' un "luogo" di preghiera. Nell'icona non si venera l'immagine in sé stessa, ma coloro che vi sono raffigurati. L'icona per eccellenza è il volto di Cristo.
Scegliamo un luogo pieno di luce, dove i colori hanno la loro migliore visibilità e quando il pennello, leggero e a piccoli tratti si posa sulla preziosa tavola gessata, dove è tracciato il modello desiderato.
Il volto di Gesù, di Maria Santissima, episodi della loro vita, volti di Santi, tutti secondo dei modelli: nulla è inventato, ma si ispira ad una particolare scuola iconografica o luogo di provenienza.
Questa espressione di arte sacra trae la sua origine proprio al tempo di Gesù, e rimanda all'immagine acheropìta (fatta non da mano d'uomo), del volto di Cristo e, a livello storico al mandylion (che significa fazzoletto) dov'era impresso il volto di Cristo.
L'origine dell'icona è qui, e il volto di Cristo ne è il fondamento. E' il prototipo del volto di tutti i santi nelle icone, cosi Maria, Madre di Dio, è il prototipo di tutte le sante.
“I santi – ci prosegue suor Roberta – nella teologia orientale sono i somigliantissimi, i santificati, che hanno ritrovato la loro immagine originaria in Dio. L'icona esprime soprattutto questa trasfigurazione ed è per ciò che la "materia" nell'icona è la luce.
Siamo dunque di fronte ad un cammino intenso, lento, per maturare un approccio con questa sublime espressione d'arte. Tutto di se stessi vi è impegnato, potremmo dire immerso.
- Ma com'è avvenuto questo approccio, nella vita artistica di suor Roberta?
“Avendo studiato storia dell'arte, dove le icone sono ignorate, ci dice suor Roberta - Madre Maria Rosa in monastero, mi fece partecipare ad un corso di iconografia e così ho scoperto questa realtà simbolica”.
- Nell'icona si può parlare di mistero?
“Non come realtà inconoscibile, ma come realtà simbolica, nel senso che la raffigurazione visibile apre ad una realtà invisibile”.
L'iconografia ha due grandi tradizioni orientali: quella russa e quella greca.
Parliamo del supporto. La tavola è di materiali naturali, quali il legno di tiglio e quello di pioppo, legno stabile.
La gessatura, o base d'inizio, preparata accuratamente, richiama il lenzuolo della Sindone.
I colori sono pigmenti naturali: terre, metalli, pietre polverizzati, mescolati a uovo: tempere a uovo, si dice.
I colori hanno inoltre importanza e significato ben preciso.
Ad esempio, la Madre di Dio ha il mantello rosso cupo, che dice la sua umiltà e la veste azzurra che indica la sua immacolatezza.
- Quanto c'è di tecnica e quanto di preghiera?
“Di per sé la scrittura dell'icona è un lavoro che coincide con la preghiera. L'icona nasce dalla gioia della fede. L'arte sacra in sé è sempre una via di pace, della città di Dio. Ricorda all'uomo quello che è il suo vero volto”.
- Che icona stai “scrivendo” in questo tempo?
“Sono in cammino, possiamo dire, con un'icona piuttosto grande, del Santo Padre Agostino. Ottima compagnia, vero?”.

S.M.

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