02 Maggio 2025
news
percorso: Home > news > News Generiche

L' AQUILONE

13-05-2023 09:05 - News Generiche
Tutto ebbe inizio dopo aver visto in cielo un aquilone volteggiare.
Avevamo 14 anni e la sete di conoscenza era tanta quindi decidemmo di costruirne uno anche noi.
Avrebbe dovuto essere un super aquilone, qualcosa di eccezionale, niente a che fare con quello che di solito facevano i ragazzi della nostra età. Ci piaceva gareggiare e ci sentivamo competitivi.
Enrico, era il tecnico del gruppo ma declinò a suo padre il progetto spiegandogli quello che avremmo voluto costruire.
Dopo ore e ore di studio e calcoli aereonautici, studiando i venti e le correnti ascensionali Manrico, il babbo di Enrico, ci presentò il progetto.
E fu stupore puro: era esattamente quello che volevamo. Ci mettemmo subito alla ricerca dei materiali.
Ognuno ebbe il proprio compito. Furono prese le canne alle piante dei pomodori, lo spago e dalla Nazzina fu comprata la carta velina di tre colori: verde, gialla e rossa. Il lavoro fu lungo, occorreva pazienza e precisione, ma noi avevamo tempo.
Le canne tagliate a metà si incontravano in un punto centrale, da cui partiva sia lo spago che la coda, quest'ultima lunga tre volte il diametro dell'aquilone, così lunga che la dovevamo sorreggere in tre.
Tutto era pronto per...il decollo. L'aquilone era bellissimo, ma decisamente grande e pesante, da solo non ce l'avrebbe mai fatta, ci voleva un'idea.
E fra risate e proposte la lampadina si accese Avremmo preso un motorino, il Ciao!
Via XI Febbraio allora era un viottolo di campagna, ideale per il nostro scopo.
Franco alla guida, io dietro con l'aquilone in mano (una fatica) e tre che sorreggevano la corda e si partì.
L'aquilone iniziò ad alzarsi, piano piano, poi sempre di più, finchè non diventò impossibile tenerlo con le sole mani. Ci fermammo allora a riprender fiato e passammo lo spago intorno a un grosso ramo, mentre l'aquilone continuava a salire, portandoselo dietro tutto (ne avevamo usati tre rotoli) e. quasi non lo vedevamo più. Il vento soffiava forte, sembrava ce lo volesse portar via da un momento all'altro.
Dovevamo recuperarlo. Polverosi, sudati, con le mani indolenzite e preoccupati puntammo increduli gli occhi al cielo, ma era inutile, solo vento e qualche nuvola di passaggio.
L'aquilone volteggiava superbo e diventava sempre più piccolo e sempre più lontano, quasi un puntino colorato.
Fu così che, molto a malincuore, decidemmo di tagliare lo spago. Il rumore secco delle forbici ci colpì come uno schiaffo, in un attimo lo vedemmo scomparire nel nulla, inghiottito dall'azzurro del cielo. Aveva preso il suo viaggio.
Dopo un po' di tempo sapemmo che nella zona di San Miniato era stato trovato un enorme aquilone piuttosto sgualcito, planato sui rami di un pesco.
Visto da lontano sembrava un gigantesco fiore. La primavera era davvero sbocciata.

R.M.

Realizzazione siti web www.sitoper.it