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LE BALLOTTE E LA FESTA DI TUTTI I SANTI

31-10-2025 06:10 - News Generiche
Nella grande cucina riscaldata da un fuoco vivace, fervevano i preparativi per cuocere le ballotte.
Si aromatizzavano con un mazzetto di finocchio, pungente l'odore che invadeva l'aria già intrisa di resina e legna bruciata.
Una bella pentola piena d'acqua era pronta per accogliere le castagne.
Nonna le aveva sistemate in un cesto fra le foglie ormai secche e qualche riccio ingiallito, e da lì alla pentola il passo era breve.
Un borbottio incessante accompagnava le nostre voci, mentre il vapore appannava i vetri e con il buio già fitto, ci rinchiudeva in una bolla di felicità.
Le morbide ballotte (foto) del 31 ottobre le assaporavamo lentamente, a piccoli morsi, trattenendo il più possibile la polpa gustosa.
Seduti intorno al tavolo con i volti arrossati e le dita che scottavano a furia di sbucciarle ancora bollenti, ci sentivamo al sicuro, ci stringevamo avvolti in un'intensa intimità.
Il giorno dopo, festa di Tutti i Santi, dopo cena si recitava il Rosario. Gli uomini non andavano a veglia, era usanza rimanere in casa, in segno di rispetto, quasi un'attesa. Si pensava, infatti, che i morti, per l'occasione, tornassero alle proprie case.
Nonno Natale, a fine rosario, intonava la Laude ai morti, un canto struggente di parole ricche di significato, noi lo seguivamo come un piccolo coro, in suffragio per chi non c'era più.
Si mettevano sul tavolo santini stropicciati, immagini sacre e preghiere, a invocare protezione e benedizione. Ricordavamo i nostri morti, li sentivamo vicini. Per tre sere consecutive si recitava il rosario, tante quanti erano i misteri di una volta.
La visita al cimitero, i crisantemi, l'odore d'incenso e i barlumi tremolanti delle candele accese ci ricordavano la solennità della festa.

Patrizia Bianconi