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QUEI GIOCHI SOTTO L'ALBERO DEGLI ANNI SESSANTA

24-12-2022 08:00 - News Generiche
Bellissimo quel robot con cui Renzo giocava nella casa di via Vettori.
Era alto circa 25 cm, di colore grigio, aveva le gambe che si muovevano su e giù, i piedi neri e, sotto, le ruotine.
Dietro c'era una specie di sportellino, dove si inserivano le pile; davanti si accendevano lucine colorate.
Sulla testa due antenne, con le palline che dondolavano, ogni volta che il robot si muoveva.
Il ricordo va anche, ad una carabina: si premeva il grilletto e, il tappo di sughero, legato con una cordicina, era l'innocuo proiettile che divertiva senza pericolo.
Appena era possibile veniva liberato e, con lo sparo, il sughero andava un po' più lontano.
Un regalo desiderato e atteso, scartato con bramosia sotto l'albero addobbato di palline, di fili d'oro e d'argento e di candeline rosse tenute ai rami da mollettine e accese da mamma. Quelle piccole fiammelle tremolavano con gli spifferi che, gelidi e insidiosi si infilavano tra le porte e le finestre.
Con Angelo si passavano lunghi pomeriggi di giochi, di merende, lui i soldatini e gli indiani, io il robot e la carabina.
Nella via del campanile, sempre sulle “lastre” c'era chi giocava con i trenini regalati dal Comune ai dipendenti.
Uno era un merci, l'altro passeggeri.
I vetri appannati della cucina, le nonne con lo scaldino e la mantellina sulle spalle e quella magica sospensione del tempo.
La bellezza del Natale trovava la sua radice nell'intimità dei nostri cuori.

Patrizia Bianconi

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