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PENSIERI GENOANI

06-11-2012 21:12 - News Generiche
Rivedere lo striscione "Fossa Grifoni" ha risvegliato sentimenti ed emozioni indescrivibili. Eppure c´è chi c´ha provato a dare forma di parole a quelle sensazioni: condividiamo con voi questa nota di un caro amico, già sapendo di fare cosa gradita ai più.
FOSSA DEI GRIFONI
Mi reputo una persona fortunata. sono nato all´inizio degli anni ´70, in una famiglia di amanti del calcio. Mio Nonno era Genoano, mio Padre era Genoano e io non potevo non diventare Genoano. Nei ricordi che ho dei racconti di mio nonno e di mio padre c´è sempre stato un filo conduttore, la Gradinata Nord. Non questa squadrata, chiusa dalle torrette e con la copertura. Erano i Gradoni grigi della Vecchia Nord, quella che si riempiva sempre, il fulcro di ogni loro racconto.
Era la Nord dei gradini del parterre, quelli che ti permettevano di vedere, se eri un ragazzino, come il campo si ingobbiva in mezzo formando quella specie di dosso che i più chiamavano "a schiena d´asino".
Parlavano della Nord, la vecchia, quella in cui sono nato e cresciuto ammirando chi sosteneva il Genoa in ogni categoria e con ogni condizione meteorologica.
Parlavano della Nord, quella sparita con la demolizione. Quella poi ricostruita. Parlavano del Ferraris. Il Luigi Ferraris, non Marassi, nome del quartiere in cui sono nato e cresciuto e che ospita l´impianto sportivo che dal 1911 ospita le gare del Genoa e che fu "O campo do Zena".
Il fatto di essere nato e cresciuto a 300 metri dallo Stadio mi ha permesso di viverlo sempre. Ogni giorno della settimana e non solo la domenica.
Mi ha permesso di farne il giro delle mura tante volte e tante volte di leggere le frasi scritte a bomboletta sui muri di Corso de Stefanis, di Via Tortosa o di Via Claravezza.
In quegli anni, fine ´70, le scritte erano politiche, ma molte erano quelle legate dall´odio sportivo.
Un "odio" sportivo che ho imparato a capire e vivere proprio sui vecchi gradoni della Nord.
In quei gradoni, e su quei gradoni, ho visto partite, riso, sofferto, molte volte, e, spesso, pianto.
Ho vissuto momenti incancellabili. Ricordi che affiorano alla mente ogni santa volta che qualcosa me li fa vibrare. A volte sono scritti e ricordi di qualche mio coetaneo che, magicamente con la forza delle parole, apre quel cassetto dimenticato e fa rivivere immagini a colori di anni che furono.
L´ingresso della Nord, la fontanella, il bar, le "maschere" con la fascia rossa e blù che ti timbrano l´abbonamento con quella specie di marchingegno che ricorda tanto le pinzatrici che all´epoca usavano anche quelli dell´AMT che ti vendevano i biglietti sul bus.
Ricordi. Bellissimi. Incancellabili.
Uno di questi è legato al boato, al ruggito, al vento che dalla Nord soffiava forte verso il campo verde.
Il ruggito della Nord, il ruggito della Fossa. Una marea compatta di Uomini pronti a sostenere il Grifone fino alla fine.
Il tempo ha reso queste immagini meno nitide e le ha rinchiuse in un cassetto. Un cassetto che ogni tanto si riapre. Come è successo ieri sera, quando i Vecchi hanno riaperto lo striscione con quel nome che, tante volte, ho portato nella sciarpa intorno al collo in casa e trasferta.
Lo striscione appeso, con una frase significativa cucita sotto, era li, sopra le nostre teste ed è stato bellissimo. Brividi che facevano tremare anche i muri del nuovo Ferraris.
Uno sguardo verso gli Amici di sempre, un abbraccio lungo, e gli sguardi puntati verso la ringhiera e un pensiero a chi ci ha lasciati troppo presto ma che quel nome, "Fossa dei Grifoni", lo hanno difeso ovunque contro chiunque, in un tempo che fu.
Ora è tutto diverso, ma una volta allo stadio, nella Gradinata Nord, si respirava un´aria diversa.
Son fortunato di averla respirata.
Onore a chi ha tracciato il solco, a chi lo ha difeso e a chi, ora tra mille difficoltà, porta avanti con umiltà la tradizione Ultras.

(Tafax)

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