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"ALTRO CHE CINICO, VILLAGGIO ERA UN POETA"

24-08-2021 06:11 - News Generiche
A mezzo secolo dal primo episodio della saga di Fantozzi, la Vukotic svela: "Sono grata a Pina, una donna capace di amore totale".
Lieve, aerea, leggera, sorridente. È Milena Vukotic, premiata qualche giorno fa al Prato film festival diretto da Romeo Conte per il corto Dorothy non deve morire di Andrea Simonetti.
Milena, una signora di 86 anni che ha la grazia e la compostezza di una ballerina classica. Del resto, era la danza il suo sogno, il primo amore della sua vita.
Poi è venuto il cinema, e con il cinema un personaggio divenuto leggenda: perché cinquant'anni fa, nell'estate del 1971, Paolo Villaggio pubblicava il suo primo romanzo su un ragioniere goffo, sfigato, umiliato da tutti.
Era Ugo Fantozzi: il più grande perdente di tutti i tempi, ancora oggi, dopo mezzo secolo, otto romanzi, dieci film, un'icona, un simbolo.
La fotografia di come eravamo, ma anche di come siamo, e forse di come saremo.
Accanto a Fantozzi, dal terzo film della saga in poi, c'era lei, Milena Vukotic, a interpretare Pina: moglie devota, rassegnata, amareggiata.
Con gli occhi grandi attraversati dalla pietà, da una straziata tenerezza, da una infinita malinconia.
- Signora Vukotic, glielo chiederanno sempre, oscurando il resto del suo preziosissimo lavoro di attrice per Luis Buñuel, Bertolucci, Fellini. Ma è una domanda inevitabile: che cosa rappresenta, per lei, la saga di Fantozzi?
"Beh, si compiono adesso i cinquant'anni dal libro: ed è il libro la matrice di tutto. Paolo Villaggio teneva molto a sottolineare che lui era soprattutto un autore, l'autore di un personaggio grottesco e universale. Il suo libro fu la vera rivoluzione.
Rappresenta tipi umani che esistono, ma portati al paradosso".
- Anche il personaggio di Pina aveva qualcosa di paradossale.
"Certo: ma eravamo tutti delle maschere, come dei cartoni animati".
- Che cosa ricorda, delle molte ore passate sul set con Paolo Villaggio?
"Era poetico, Paolo, ma non voleva sembrarlo. Voleva sembrare cinico, dare un'impressione di sé diversa dalla realtà. Aveva un grande pudore nel mostrare i suoi sentimenti. Una volta mi raccontò di come, ragazzino, accompagnasse per mesi una compagna di classe di cui era innamorato, ma camminando rigorosamente sul marciapiede dal lato opposto della strada, per timidezza".
- Il personaggio di Pina le ha dato molto: ma sente di esserne stata anche limitata, in qualche modo?
"No. Sono grata a Pina, perché gran parte delle persone mi riconoscono ancora oggi in relazione a lei. Io ho imparato tanto da lei, e mi ci sono affezionata. Perché Pina è capace di un amore cieco, totale. Ha un uomo che vive di continue sconfitte, con lui ha messo al mondo una creatura inquietante, ma tutto questo non intacca minimamente il suo sentimento per Ugo".
- Un sentimento che però ha un nome ben preciso, nel libro come nel film.
Milena ride: "C'è la scena in cui Villaggio mi chiede: “ma tu… tu mi ami?“. E io lo guardo e rispondo: “Io ti stimo tanto“. A Paolo piacevano moltissimo quella battuta. Forse ci vedeva il senso più profondo dello stare insieme".
- Ha paura di qualche cosa, a questo punto della vita, dopo i mesi che abbiamo vissuto tutti, avvinti alla paura?
"Io? No. La paura è nefasta, bisogna liberarsene".
- Come se ne libera?
"Lavorando. Porterò a teatro Milena, ovvero Emilie du Chatelet, un monologo su una donna scienziata del Settecento, in anni in cui per una donna le sole strade percorribili erano matrimonio, convento o prostituzione. Lei, invece, riuscì a tradurre Netwton per il re di Francia!
Sarà un monologo, con la regia di Maurizio Nichetti".

Fonte: Giovanni Bogani - Quotidiano Nazionale (Il Giorno - La Nazione - Il Resto del Carlino)

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