28 Marzo 2024
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DA GARRICHA ALLA GRANDE INTER, JAIR FA 80 (di Leo Turrini)

09-07-2020 18:14 - News Generiche
Chiuso in Nazioonale , in nerazzurro segnò anche il gol decisivo al benfica in finale di Coppa Campioni. Oggi per lui un compleanno speciale.
La maglia del Brasile la indossò una volta sola, ma c'è una spiegazione.
Nel ruolo, ala destra, aveva davanti un certo Garrincha, cioè l'idolo assoluto, l'eroe che trasportava sul campo di calcio l'armonia delle melodie di Ipanema, i suoni languidi di un popolo meraviglioso.
Cresciuto in patria nella Portoguesa e bocciato dagli osservatori del Milan per via di quel fisico ritenuto troppo gracile, Jair venne portato in Italia dall'Inter dopo i Mondiali in Cile vinti dal suo Brasile, per quanto in quell'edizione non scese mai in campo.
Ma fu una scommessa vincente: 260 presenze e 69 gol segnati fra il 1962 ed il 1972, dieci anni di successi che lo videro protagonista di 4 scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali.
Jair da Costa, la riserva di Garrincha, compie oggi 80 anni. Anche chi ha soltanto sfiorato le emozioni degli Anni Sessana se lo ricorda.
Vestito di nerazzurro, Jair correva sulla fascia nell'Inter euro mondiale di Helenio Herrera e Moratti padre.
Correva, il ragazzo, inseguendo i lanci di Suarez e interpretando le magie di Corso, il mancino di Dio.
A lui e Sandrino Mazzola spettava il compito di tradurre in gol il genio di quei poeti folli.
Non per caso, se Mazzola aveva deciso la prima finale di Coppa Campioni a Vienna contro il Real Madrid di Di Stefano nel 1964, beh, toccò alla riserva di Garrincha, un anno dopo, regalare il bis europeo alla Beneamata.
Era una notte buia e tempestosa. Su San Siro, sede della finale, si era scatenato un biblico diluvio.
Ma fu proprio Jair, tipo da spiaggia e capirinha, a risolvere la partita, castigando il Benfica di Eusebio con un tiro in apparenza innocuo, passato invece sotto la pancia di Costa Pereira, il portiere portoghese.
L'ho visto giocare, Jair. Aveva una strana fascia bianca che sbucava sopra l'orlo dei pantaloncini.
I maligni dicevano forse un bendaggio o una pancera ma nella fantasia del bambino quella striscia era come un elastico che lo lanciava verso l'infinito e oltre.
La riserva di Garrincha aveva qualcosa di Toquinho e con i suoi strappi ad alta velocità ti faceva venire in mente i ritmi selvaggi dei primi Rolling Stones.
I can't get no satisfaction: ma di soddisfazioni, agli interisti, Jair Da Costa ne ha regalate tante.
Quattro volte campione d'Italia, due volte vincitore della Coppa dei Campioni e della Coppa Intercontinentale, campione del mondo in panchina con la Selecao nel 1962, al rincalzo di Garrincha il riconoscimento più bello arrivò quando la carriera era agli sgoccioli.
Erano arrivati i torbidi Anni Settanta e Jair aveva deciso di tornare in patria. Gli telefonò Pelè.
Lui, Edson Arantes do Nascimiento, la Perla Nera, il Re dei Re. Vieni a giocare con me nel Santos, gli disse. Andò e vinsero insieme il campionato.
Quell'elastico bianco sopra i pantaloncini non aveva smesso di funzionare.

Fonte: Leo Turrini - QS (Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino)


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