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IL LEGGENDARIO TERZINO VIOLA, MAGNINI

10-07-2020 09:00 - News Generiche
Le rovesciate ad altezze proibitive non sono state “inventate” nel terzo millennio.
Già negli anni Cinquanta c'erano gli specialisti.
Uno di questi era il pistoiese Ardico Magnini (nella foto), grande terzino destro della Fiorentina del primo scudetto (1955-56), scomparso nei giorni scorsi a Firenze all'età di 91 anni.
Con Ardico se n'è andato un altro pezzo di quella splendida Fiorentina, uno dei giocatori più amati dai tifosi di tutte le età, anche da quelli che non l'hanno mai visto giocare.
Per tutti è sempre stato e resterà solo Ardico, un nome voluto dal padre, affascinato dal personaggio di un romanzo. Magnini era nato nell'ottobre del 1928 ed aveva iniziato nelle giovanili della Pistoiese, giocando da mezzala.
Atleta dotato di grandi doti fisiche ed acrobatiche, era famoso per le sue rovesciate. Nonostante fosse stato tifoso del Bologna e, conteso dagli stessi felsinei e la Fiorentina, scelse Firenze.
In viola arrivò nel 1950 ed il tecnico Luigi Ferrero lo trasformò in terzino.
Con il tecnico Fulvio Bernardini, Magnini toccò l'apice in quella straordinaria Fiorentina in cui militavano: Julinho, Montuori, Virgili, Rosetta, Segato ed altri.
Con Cervato costituì una leggendaria coppia di terzini, la più forte della storia viola, sostengono in molti. La formazione era un piacere declamarla: “Sarti, Magnini, Cervato...e poi tutti gli altri.
In porta c'era Giuliano Sarti, diventato in seguito, l'estremo difensore della Grande Inter di Helenio Herrera.
La Fiorentina vinse lo scudetto 1955-56 disputando, l'anno dopo, la finale di Coppa dei Campioni sul campo del Real Madrid, lo stadio Santiago Bernabeu, mettendo in grande difficoltà gli spagnoli, vincitori alla fine per 2-0, grazie alle reti di Di Stefano (su rigore) e Gento. Il primo tempo era terminato sullo 0-0.
In quella partita Magnini fu protagonista di un'ingiustizia: l'arbitro fischiò un rigore per un suo fallo commesso nettamente fuori area.
Ardico militò per 8 stagioni nella Viola, per un totale di 225 partite, vestendo per 20 volte la maglia della Nazionale.
In campo era esuberante. Amava scherzare con i compagni di squadra ai quali non disdegnava battute e imitazioni. Era difficile non volergli bene.
Era rimasto un grande tifoso dei gigliati. Teneva molto all'amicizia e ripeteva che proprio il forte legame tra compagni di squadra era stato il segreto della sua Fiorentina.

M.L.


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