19 Aprile 2024
curiosità

Dora d’Ufida

La merceria di Dora d’Ufida era un bel negozio posto in corso Mazzini, quasi di fronte all’attuale libreria Colibrì.
L’ambiente era spazioso e ben ordinato, faceva bella mostra un imponente bancone a ferro di cavallo, dove trovavano posto le forbici, il metro da sarta e sacchetti di carta di varie misure per incartare gli acquisti.
Alle spalle c’erano un’infinità di scatole di bottoni, di cerniere, nastri di prezioso sangallo, di “copripunto” e, poi: sigarette colorate, aghi, spille da balia, gomitoli di lana e cotone per l’uncinetto.
Un vero e proprio tesoro che Dora gestiva con grande affabilità e cortesia. Sempre festosa e sorridente riusciva a soddisfare con gentilezza e gusto le richieste delle signore e signorine che frequentavano il negozio, dispensando all’occorrenza utili consigli.
C’era un ritmo nei suoi gesti, nella dedizione, nella consuetudine degli orari, con il rumore della saracinesca che si alzava e si chiudeva, giorno dopo giorno.
Lavorava instancabilmente occupandosi degli acquisti con uno spiccato senso per gli affari. Erano tempi in cui la maggior parte delle donne cuciva in casa i propri abiti e le mamme, aiutate da zie o amiche, ricamavano lenzuola e asciugamani per il corredo delle figlie.
C’era bisogno di fili e bottoni colorati, di passamaneria per le rifiniture, di lana per maglie, cappelli e sciarpe.
Poi ci furono, anche, stoffe, maglieria e intimo. E Dora aveva per tutte l’oggetto adatto e la risposta pronta.
Figlia di Ufida aveva amato fin da sempre i bottoni e tutto il resto e, qualche volta, aveva accompagnato mamma Ufida, che con il carretto vendeva appunto aghi, fili e spille. A cavallo fra le due guerre, era infatti, quello il modo di vendere.
Sul carretto veniva sistemata la merce e poi si vendeva. Una bella eredità trasmessa, che Dora, fin da giovane, aveva accolto.
Nel negozio fu, naturalmente, tutto più semplice, anche se l’occhio attento e vispo di Dora non smise mai di vigilare.
Il figlio Alberto che all’inizio le dava una mano, con il passare degli anni divenne sempre più esperto, fino a diventare titolare del negozio che, nel frattempo, si era trasferito - sempre in corso Mazzini – quasi accanto alla “Nandina”.
Abiti firmati presero il posto dei fili, dei bottoni e delle stoffe, seguendo i canoni della moda e del buon gusto.
Fino a oggi: Letizia e Laura, figlie di Alberto, portano avanti un nome caro a tutti i santacrocesi e non solo.
Il segreto? Intere generazioni che non si sono stancate mai a dare la vita per ambizione e per amore.

Patrizia Bianconi

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