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IL BIKINI COMPIE 75 ANNI ED E' SEMPRE SULLA CRESTA DELL'ONDA

01-07-2021 06:15 - News Generiche
Un capo intramontabile che non teme la pensione. Un simbolo di liberazione femminile e femminista nato quasi per caso.
Con la guerra le stoffe servivano per le uniformi miliari e nel 1943 il governo Usa decise di ridurre del 10% dei materiali usati per confezionare costumi femminili. Da qui l'idea di risparmiare "stoffa" e nello stesso tempo regalare bellezza al mondo.
Fra i bikini più gettonati sui social spicca quello super sexy di Gigi Hadid postato nel 2017: 1,4 milioni di like in 24 ore, lievitati dopo una settimana a 4 milioni. E dire che questo capo sta per compiere settantacinque anni il 5 luglio.
Dovrebbe essere in pensione da un bel pezzo. Eppure regna ancora sovrano sulle spiagge e sulle barche, nelle piscine del mondo.
E guai a confonderlo con la brutta versione del trikini, tutto grovigli di lacci che si arrampicano sulla schiena e strizzano come un salame la pancia. Roba che per legarlo o toglierlo ci si mette mezza mattina.
Il bikini ha caratteristiche ben precise, le stesse, o quasi, che mandarono in tilt i benpensanti quando videro comparire quegli slip ridotti e quel reggiseno minimal nel 1946, ai bordi della piscina Molitor di Parigi.
Il costume dello scandalo
Ma prima di arrivare al putiferio che scatenò il due pezzi creato dallo svizzero Louis Reard nell’immediato dopoguerra, è giusto fare un tuffetto nel passato. Nel 1932 quando al designer francese Jacques Heim venne l’idea di creare "l’Atome" il costume da bagno più piccolo del mondo.
In pratica l’antenato del bikini che, però, ancora copriva l’ombelico. Bisogna aspettare 14 anni per assistere alla nascita del vero oggetto dello scandalo che svelava ancor di più il corpo. Il coraggioso Reard riduce i centimetri di stoffa e lancia una bomba, il bikini.
Il nome viene proprio dall’ atollo delle Marchall, dove gli Stati Uniti da anni facevano esperimenti nucleari.
Quel capo da spiaggia, fu infatti un’ esplosione.
Louis Reard, ingegnere dell’industria automobilistica, un bel giorno decise di rilevare il laboratorio di lingerie della madre.
Un colpo di genio corroborato da una grande intuizione. Si racconta che l’idea di quel due pezzi succinto gli venne notando che le bagnanti di Saint Tropez rimpicciolivano la dimensione dei loro costumi arrotolandoli sul ventre, per abbronzarsi meglio.
E poi quell’"Atome", realizzato da Heim, continuava a girare nella testa di Reard che da tempo stava pensando come renderlo più attuale. Quindi lo "scarnifica" al massimo scoprendo l’ombelico. Zona erogena ancora off limits.
La coraggiosa Micheline Bernardini
Ovviamente nessuna modella voleva indossarlo. Così la scelta cade su una spogliarellista del Casino de Paris, Micheline Bernardini. Immortalata anche con una scatola di cerini in mano per dimostrare che il costume aveva proporzioni così ridotte da poter essere ripiegato al suo interno. La sua sfilata sul bordo della piscina Molitor di Parigi diventa storia, scatenando in tutto il mondo una marea di disgustate critiche.
Ma anche la felicità di Micheline che, nel giro di pochi giorni, riceve cinquantamila proposte di matrimonio.
La data di nascita del bikini è quella della sua presentazione "in società": 5 luglio 1946
L’anno dopo Lucia Bosè in due pezzi non proprio pudico vince il concorso di Miss Italia. Sempre nello stesso periodo l’attrice Adriana Benetti (protagonista del film "Teresa venerdì", di De Sica) sciocca il Belpaese posando in bikini per il settimanale "Tempo Illustrato".
Il mondo dello spettacolo italiano fa da apripista a questo oggetto del desiderio che diventa anche un simbolo di indipendenza.
Il mercato, però, non è pronto. Nel '49, la rivista «Elle» propone tre audaci bikini che restano un sogno per poche.
Anche se le foto di Sofia Loren, in due pezzi nel 1950, vincitrice del titolo di Miss Eleganza, fanno il giro del globo.
In Francia una diciassettenne Brigitte Bardot nel ‘52 fa da volano alle dive italiane sfoggiandolo in "Manina, ragazza senza veli".
Il film è un flop. Ma B. B. si rifà nel ‘56. Con "Piace a Troppi" riporta lo sfacciato capo nelle sale cinematografiche provocando richieste isteriche.
Storia del bikini: da Marilyn Monroe a Stefania Sandrelli le immagini vintage delle dive
Nasce nel 1946, ufficialmente il 5 luglio, e viene così chiamato perché esplosivo quasi quanto l'atollo di Bikini nelle Isole Marshall dove gli Stati Uniti conducevano test nucleari. Anche se all'inizio poche donne osavano indossarlo, le dive di Hollywood contribuirono a sdoganarlo.
Da Olivia de Havilland a Betty Grable, fin dalla metà degli anni 30 le star avevano iniziato a indossare costumi divisi in due.
Per raccontare questa storia del costume (da bagno) dall’archivio storico di Getty Images abbiamo rispolverato le immagini vintage delle dive di ieri e di oggi in costume da bagno. Un bigino di sensualità ed eleganza da ripassare per le prossime vacanze al mare.
Star pro e contro
Troppo audace, troppo osceno, nei primi anni il bikini viene osteggiato pure dal Vaticano che lo ritiene "peccaminoso".
In Spagna, Portogallo e Belgio è vietato. Come in molti Stati d’America (consentendolo solo in privato).
Le prime a sdoganarlo saranno Marilyn Monroe (foto) e Rita Hayworth. Contro uno stuolo di colleghe puritane.
Esther Williams, fedele al costume intero, giura che mai lo avrebbe indossato in uno dei suoi musical acquatici, definendolo un indumento "per vecchi maiali guardoni". Cambierà idea più tardi, adottandolo con parsimonia in alcuni servizi fotografici.
Le immagini sono poche. Una, piuttosto casta, del 1954 è in vendita su ebay a 54 dollari.
Le misure imposte da Scelba
Negli Anni Cinquanta il bikini - seppur promosso da attrici come Gina Lollobrigida, Silvana Pampanini e Rossana Podestà - non riesce a diventare un fenomeno alla portata di tutte. Continua a essere considerato un affronto al pudore.
E chi ha il coraggio di esibirlo sui litorali rischia grosso. L’allora ministro degli interni, l’onorevole Mario Scelba Sudati, aveva infatti dato ordine ai poliziotti - per una questione di pubblico decoro - di andare a caccia sui lidi di ragazze in bikini, metro alla mano, per controllare che l’altezza della mutandina fosse regolamentare. Doveva misurare 40 centimetri (al di sotto lasciava scoperto l’ombelico ed era considerata oltraggiosa). Nessuno però, osò avvicinarsi a Diana Dors quando nel ‘55 a Venezia fece un giro in gondola in bikini di visone e strass.
Intanto suscita gran scalpore in Inghilterra l’immagine della principessa Margaret in due pezzi, mentre scende dallo yacht di un magnate in Sardegna, sorpresa dal tele obiettivo di un paparazzo.
Simbolo di libertà
Ma come succede sempre quando si vieta qualcosa, in pochi anni il bikini si trasforma in un simbolo di libertà e seduzione.
E finalmente a sospingerlo nell’Olimpo dei must concorrono anche le pellicole e le dive di Hollywood.
In testa Jayne Mansfield che lo usa come strumento di ribellione. Presentandosi a una serata di gala addirittura in bikini di leopardo. Mentre in un’altra occasione passa otto ore in cima ad un traliccio della televisione per protestare contro la censura, sfilandosi il reggiseno del bikini per la gioia dei fotografi. D’altronde, è noto, che la rivale di Marilyn Monroe per farsi pubblicità fosse disposta a tutto.
Finalmente il decollo
Solo negli Anni Sessanta si assiste al decollo trionfale del bikini, consolidato pure dalla buffa canzone di Brian Hyland ("Itsy Bitsy Teenie Weenie Yellow Polka dot Bikini" ) nonché dalla famosa scena di Ursula Andress che emerge dal mare con quel sensuale due pezzi bianco (venduto all’asta nel 2001 per 45 mila e 200 dollari) nel film di James Bond "Licenza di Uccidere" (1962).
Con tanto di "benedizione" da parte di Diana Vreeland: "Il bikini mi suggerisce le più belle cose di una vita libera", scrive la guru dello chic, all’epoca fashion editor di "Harper Bazaar". Da lì il resto scorre senza intoppi.
Quei pochi centimetri di stoffa anno dopo anno, dalla contestazione in poi, si riducono sempre di più senza che nessuno ci veda nulla di strano. Entrano nel guardaroba di tutte, ospitando continuamente trend e vezzi assortiti.
Tipo quello mutuato da Jessica Alba, che per caso spaiò i due pezzi del costume in un servizio fotografico lanciando una moda (erano in un cassetto, lei aveva fretta e li ha presi alla rinfusa).
Del bikini, ormai spogliato da etichette vergognose, sui giornali se ne parla giusto citando aneddoti curiosi. Come per l'episodio "Il ritorno dello Jedi" (1973) di Star Wars, dove Carrie Fisher, la Principessa Leila, indossava un modello bronzo durante la scena della prigionia. Ma siccome, in un rigurgito di pudicizia, l’attrice lo trovava troppo succinto, pretese di metterci sopra un orribile gonnellino. Tanto che la costumista minacciò le dimissioni. Quel capo, comunque, fu venduto all'asta lo stesso anno per 96mila dollari. Senza contare che James Franco ride ancora adesso ricordando che nel film "Spring Breakers- Una vacanza da sballo" (2013), dove lui interpreta un gangster, le protagoniste (Selena Gomez, Vanessa Hudgens, Ashley Benson, Rachel Korine) che recitano sempre in bikini, prima di trovare quello giusto ne hanno provati 314. Anche il regista Harmony Korine si è molto divertito.
Ma se anche di recente il bikini aveva assunto proporzioni bonsai, coprendo poco o niente, ora il contrario spopola grazie al revival retrò. Lo slip si alza, qualche volta sembra una pancera, mentre il reggiseno spesso diventa una fascia castigata.
La moda, lo sappiamo, è capricciosa, ciclicamente si ripete. Ha i suoi up and down.

Fonte: Antonella Amapane - La Repubblica

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