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IL CINEMA ARENA PRIMAVERA

05-08-2025 06:30 - News Generiche
C'era il cinema di Martellino e, nei mesi estivi, quello dell'Arena Primavera.
Situato quasi in fondo a Via Vettori, vicino alle scale che portano Surarno, chiuso da un cancello azzurro, c'era il cinema Arena Primavera.
Era quello all'aperto, un bello spazio con file di sedie, rinfrescato dalla brezza dell'Arno, che da una certa ora, allietava i corpi di giovani e anziani.
I film proiettati erano quelli usciti durante l'inverno oppure degli anni precedenti, sempre comunque molto apprezzati da un pubblico che, con grande interesse, frequentava l'ambiente. Il programma usciva alla fine della settimana; il mio babbo mi mandava a prenderlo alla Camera del Lavoro, in via Buoni, accanto al negozio di Igea.
“Vai lì, chiedi di Renato Scarselli o di Pellegro Fagiolini e fatti dare la nota dei film. Servono per il giornale”.
Ogni giorno, su La Nazione, veniva reso noto il titolo del film in programma.
Tutte le sere, verso le 23, davanti alla cartolibreria di Nazzino, si provvedeva a mettere il cartellone, con il manifesto del film, previsto per il giorno dopo.
Era bello il cinema Primavera, uno dei tanti punti di ritrovo di una Santa Croce che vedeva con sacrificio i segni di una ripresa economica sempre più decisa.
Via Vettori, con la sala giochi di “Gabbiano” (al secolo Floriano Bachini, marito di Lea), era ricca delle locandine dei film in uscita: qualcuno, tipo quello su “Woodstock”, faceva un po' sognare.
E così, nel Corso Mazzini, fra i tavolini dei bar e le sedie, cominciava prima dello spettacolo, l'allegro chiacchierare di tutti quelli che si apprestavano ad andare all'Arena. E, man mano che ci si avvicinava, le luci dei lampioni lasciavano il posto a quelle dello spettacolo che stava per cominciare.
Una gazzosa, o un gelato (marca Menne), mentre voci e musiche del sonoro, invadevano i giardini pubblici e, rischiaravano il buio talvolta senza stelle.
A fine stagione, le sedie venivano tolte, rimaneva il palco esposto alle intemperie, faceva tenerezza.
Capitava che, si giocassimo partitelle due contro due, e allora la mia voce concitata, come quella di Alessandro d'Igea, Romanino e Giacomino Puccini, tornavano a far da padrone, ma duravano poco. Con il buio e la scuola c'era da tornare a casa verso l'ora di cena e senza troppi indugi.
Verso la fine degli anni Settanta il cinema Primavera chiuse. Nel tempo ci furono delle proiezioni a serate alterne a villa Pacchiani, dal titolo “Cine sotto le stelle”, ma ormai s'era perso l'entusiasmo, per il repentino cambio dei tempi.
In un batter d'occhio siamo arrivati a internet, in silenzio, ognuno per conto suo, sempre più soli.

Marco Lepri