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IL CIUO ALL'ARGENTARIO - I RACCONTI DEI GREGGI

11-01-2021 06:30 - News Generiche
Quando si è giovani i giorni, le settimane, i mesi, non passano mai specialmente quando hai in mente solo una cosa, il divertimento.
Fatto sta, che anche quei giorni che mancavano per arrivare al sabato non passavano mai la bramosia di poter partire per l'Argentario oramai si era impossessata di noi. Eh sì perché da metà giugno in poi avevamo preso l'andazzo di andare all'Argentario, al mare partivamo il venerdì sera chi il sabato e tornavamo la domenica sera.
Lavoravamo tutti quanti, pure chi aveva terminato le superiori da poco, il lavoro c'era bastava averne voglia, non come oggi giorno, sembra lontano anni luce quel mondo che abbiamo avuto la fortuna di vivere ma esisteva davvero.
Le sere dopo cena ci ritrovavamo come orologi svizzeri sempre al nostro bar “Spartaco “.
Quando ci avvicinavamo al fine settimana incominciavano a formare gli equipaggi per la partenza in base anche agli impegni che uno aveva perché c'era chi lavorava anche il sabato. Non era un problema perché poi al sabato sera ci riunivamo sempre tutti insieme sia chi partiva prima e chi dopo (il cellulare non esisteva) però avevamo tanta praticità acquisita negli anni, dal nostro modo di andare in giro con pochi soldi certe volte anche senza, e non per questo abbiamo rinunciato a divertirci, anzi il cercare sempre di trovare il modo di farlo senza, ci spronava parecchio specie nelle situazioni che ci si presentavano. Non per niente ancora oggi ripensando ai momenti dove ci siamo divertiti di più, sono state proprio quelle situazioni al limite e anche oltre. Perché il poter pagare e divertirsi si è bello, ma finisce lì, invece non avendo soldi ma trovando il modo di divertirsi quello ti rimane anche dopo tanti anni è te lo ricordi perché hai combattuto per averlo.
Quando partivamo per l'Argentario che sia stato in macchina che in vespa, lo facevamo passando da Siena e, subito dopo Siena, mi ricordo che c'era una grande area di sosta sulla statale che portava a Grosseto dove ci fermavamo sempre per mangiare qualcosa, acquistare sigarette e fare benzina. Poi si proseguiva per la nostra destinazione che era a metà circa del lido della Giannella.
Era un campeggio che era diventato il nostro punto di riferimento si chiamava “Argentario”. Lo avevamo scelto perché si prestava bene per il nostro tornaconto ovvero bastava attraversare la strada che portava al mare che era a non più di cento metri e in più era un campeggio innovativo con le cellule solari sui tetti dei bagni così che c'era sempre acqua calda e gratis “manna per noi” le nostre giornate scorrevano semplici sulla spiaggia con bagni, sole e culi da ammirare.
La sera e qui entra in gioco la nostra praticità, quando la gente incominciava a rientrare in campeggio, noi quatti quatti con l'asciugamano sulle spalle che usavamo sulla spiaggia e un piccolo fagottino con nascosto dentro il necessario per una doccia attraversavamo la via insieme a loro e la porta del campeggio tutti mescolati, non essendoci controlli, noi approfittavamo di quella falla e facevamo la doccia con naturalezza anche scherzando e baccagliando le ragazze autoctone del posto; d'altra parte avevamo quasi vent'anni niente e nessuno ci fermava .
Finito di fare la doccia ritornavamo fuori vestiti e lucidati a nuovo per la serata che da lì a poco ci attendeva come fossimo ospiti del campeggio e al cancello salutavamo anche prima di uscire con non chalance per dirla alla francese ma noi alla santacrocese si direbbe...bodde.
Soldi anche se lavoravamo ne avevamo pochi, chi doveva pagare le rate della macchina. Chi aiutava in casa, insomma ci dovevamo arrangiare, per mangiare qualche panino o pizza, certe volte quasi a tre quarti della Giannella c'era un bar rosticceria tabaccheria che era una tappa quasi obbligata si mangiava bene e si spendeva poco (quanti polli e supply ci s'è mangiato) poi andavamo a ballare fino a tardi e quando rientravamo davanti al campeggio dove c'era l'inizio della pineta con un parcheggio libero con un sentiero che portava direttamente al mare.
Dovete sapere che il ciuo o Lamiccio per gli amici, in arte Lami, a quel tempo stava insieme da poco, con la cugina del compianto Luca Masoni conosciuta a una cena che organizzava lo stesso a casa sua tutti gli anni (erano delle mega cene estive dove gli si mangiava anche i tavoli, ma questa è un'altra storia).
Lei era di Grosseto perché suo padre era un carabiniere dovutosi trasferire lì per logici motivi ma siccome era da poco che l'aveva conosciuta, veniva a dormire da noi. Era consuetudine ritrovarsi sempre lì in quel parcheggio alla pineta tutti insieme, per andare a dormire dopo sulla spiaggia con i sacchi a pelo.
Lui siccome arrivava molto prima di noi si metteva a dormire nella sua Renault 4 blu aspettandoci. Noi arrivavamo sempre quando tutti i locali erano ormai chiusi e quella sera ci mettemmo a cercare il "ciuo" in pineta, il Puccio con una torcia cominciò a puntare il fascio di luce sulle macchine che erano parcheggiate e, una volta individuata, ci avvicinammo quatti quatti, con un filo di voce qualche "merda" disse perché non la scuotiamo un pò. Detto fatto cominciammo ad agitarla con tutta la nostra forza, saremo stati 5 o 6 da una parte e altri 4 o 5 dall'altra.
Con il Puccio che lo illuminava con quel bagliore accecante nel viso. Voi non ci crederete ma il "ciuo" cominciò a girare dentro la macchina con due occhi che sembrava un gatto impazzito e urlando: “Chi siete, che volete?”. E noi allora si, che gni si dava, scene da film.
Quando tutto tornò alla normalità, verso le cinque della mattina, di lì a breve avrebbe albeggiato, ci dirigemmo lungo la spiaggia con i nostri sacchi a pelo per poter dormire qualche ora nell'attesa che la spiaggia si ripopolasse per una nuova giornata con noi che avevamo già guadagnato un posto in prima fila, c'eravamo già.

da I Racconti dei Greggi


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