29 Marzo 2024
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PIERO RIMOLDI UN CENTRALE DAVVERO CHIRURGICO

12-01-2021 06:30 - News Generiche
Contro i "Lupi" giocò per due stagioni consecutive, nel biennio 1984-86 in A1, battendoli sempre, con la maglia dell'Enermix Gonzaga Milano.
Lui giocava al centro, insieme a Lazzeroni, Leppanen ed altri.
Parliamo di Piero Rimoldi, affermato chirurgo vascolare milanese, del quale si è scritto spesso, di recente, per aver operato l'ex calciatore dell'Inter Mauro Bellugi. Questo articolo di Silvia Guerriero è dedicato a lui.

Il dottore che ha operato Bellugi è un ex pallavolista che ha giocato a Milano: “Ho vissuto gli anni del boom con Berlusconi”. Poi gli ha detto di essere antimilanista...
Quando giocava al massimo doveva decidere dove piazzare la battuta o da che parte schiacciare, “e avevo la possibilità dl punto dopo di rifarmi quando sbagliavo”, adesso gli capita di fare delle scelte da cui dipendi la vita di una persona.
Come lo scorso novembre: il dottor Piero Rimoldi, chirurgo vascolare dell'Ospedale Niguarda di Milano, ha dovuto amputare le gambe a Mauro Bellugi.
“Purtroppo succede quando la circolazione non va bene. E quando tagli una gamba è definitivo. Per fortuna ho sempre indovinato quella giusta!”.
Ex pallavolista (centrale) di altro livello, a 18 anni sognava di fare il pilota militare: “Essere alto 1,95 sono stato scartato perché non ci stavo nei jet. Così ho seguito la seconda passione, la chirurgia, specializzandomi in quella Vascolare e in quella Generale d'Urgenza. All'inizio ho fatto anche dei trapianti: fegato, rene, pancreas”.
Dall''87, anno della laurea, al '91 ha portato avanti le due carriere in parallelo: “Mi facevo un discreto culo perché frequentavo gli ospedali, dovevo studiare e giocare in Serie A. E nell'unico giorno libero lavoravo nell'edicola dei miei genitori per dar loro un po' di respiro. Ho capito cosa vuol dire fare sacrifici”.
Sacrifici ripagati dal titolo mondiale per club vinto nel 1990 con la Mediolanum Milano.
“Ogni tanto in ospedale qualcuno che magari giocava a pallavolo mi riconosce e dice: “Ma sapete che quello lì è stato campione del Mondo?”.
Infatti quando gli infermieri organizzano le partite di beach volley vogliono giocare sempre con me, mai contro: nonostante l'età faccio ancora la mia porca figura...”.
LA PASTA DEL CAPITANO
Milanese, 61 anni, Rimoldi ha vissuto il passaggio dal periodo in cui il volley era quasi amatoriale a quello in cui è diventato una professione.
“E lì è stato più difficile: a volte chiedevo al tecnico, Doug Beal, di essere esentato dagli allenamenti perché dovevo stare in ospedale o avevo un esame importante, ma erano tutti comprensivi”.
Erano i primi Anni 90, a Milano con il coach americano erano arrivati Dvorak e Ctvrtlik, oltre ai neocampioni del mondo Zorzi e Lucchetta.
“Cambiò tutto, ci si alleva due volte il giorno: io non me lo potevo permettere, come altri della mia generazione che sono diventati affermati professionisti in altri settori.
Ho potuto laurearmi perché l'università non richiedeva il tempo pieno come oggi, ma sullo studio non c'erano sconti. Ricordo le lunghe trasferte in pullman, in cui tutti si facevano delle dormite di 7-8 ore e io passavo col libro sulle ginocchia. E sono stato fortunato perché ero in camera con Claudio Galli, il più tranquillo: potevo concentrarmi perché non c'erano neanche i cellulari”.
Quelli stavano arrivando, come i milioni nel volley: a Milano ci fu il boom, grazie a Berlusconi che portò i grandi campioni di allora.
“E io ebbi l'onore di fare il capitano di quello squadrone, che il presidente seguiva da vicino. Una volta eravamo a cena con lui, che col Milan stava vincendo tutto, e fui chiamato a fare un discorso. Visto che sono interista da morire, i compagni mi stuzzicavano a dirlo, pensando che non l'avrei mai fatto. Davanti a tutti proclamai perfino di essere un antimilanista, al che Berlusconi rispose: “Ti ammiro: sei l'unico che ha il coraggio di ammetterlo perchè tutti quelli che lavorano per me diventano milanisti per fare i leccaculo”.
IL VOLLEY E' PER SEMPRE
Adesso ammette che nella pallavolo avrebbe potuto fare di più, ma non per colpa dello studio.
“A 17 anni ero già in Serie A e il giornalista di volley più esperto, Carlo Gobbi, aveva scritto sulla Gazzetta che ero il giovane più forte d'Italia. Purtroppo anche immaturo: ho smesso per due anni, non avevo voglia di giocare con dei vecchiardi”.
Lo fa adesso: è uno dei fondatori degli Old Stars, il gruppo storico degli ex pallavolisti di Milano che si ritrovano ogni lunedì al Centro Pavesi.
“Vado se posso, però lì vedo spesso perché quando si fanno male – e a una certa età succede di frequente – vengono da me. Oddio, lo facevano pure i miei compagni quando giocavo, senza dirlo al medico della società. Ecco, le prime visite le ho fatte in spogliatoio: negli anni della pallavolo mi sono allenato anche a fare il dottore”.

Silvia Guerriero – Sport Week La Gazzetta dello Sport


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