26 Aprile 2024
news
percorso: Home > news > News Generiche

LA PREGHIERA DEL PAPA DINANZI AL CROCIFISSO DI SAN MARCELLO (di Antonio Martini)

29-03-2020 06:24 - News Generiche
E' di questi giorni la foto apparsa ovunque di Papa Francesco che si reca a piedi nella Chiesa di via del Corso per pregare ai piedi del Crocefisso.
Un pellegrinaggio solitario che ha commosso e scosso gli animi del mondo intero, salvo qualche battuta imbecille dello sciocco di turno che, ancora una volta, ha dato così risalto alla sua pochezza.
Quel Crocefisso miracoloso ha lasciato venerdì 27 la chiesa di San Marcello per essere portato in Piazza San Pietro dove il Santo Padre (nella foto), dopo aver a lungo pregato, ha concesso l'indulgenza plenaria a tutto il mondo e, in questo tempo di emergenza per l'umanità, ha invitato i cattolici ad unirsi spiritualmente in preghiera con lui.
Quel crocifisso ha una lunga storia. Successe infatti che nel 1519: un incendio, nella notte, distrusse completamente una Chiesa in Via del Corso, a Roma, intitolata a San Marcello.
Il mattino seguente l'intero edificio fu ridotto in macerie ma fra le rovine emerse integro il Crocifisso dell'altare maggiore, ai piedi del quale ardeva ancora una piccola lampada ad olio.
Tre anni dopo l'incendio, Roma venne colpita dalla “Grande Peste”.
Il popolo portò il Crocifisso in processione, riuscendo a vincere anche i divieti delle autorità, comprensibilmente preoccupate per il diffondersi del contagio.
Il Crocifisso venne prelevato e portato per le vie di Roma verso la basilica di San Pietro. La processione durò per 16 giorni: dal 4 al 20 agosto del 1522.
Man mano che si procedette, la peste dette segni di regressione, e dunque ogni quartiere cercò di trattenere il Crocifisso il più a lungo possibile.
Al termine, al momento del rientro in chiesa, la peste era del tutto cessata.
Questa è la storia.
In questi giorni abbiamo cantato a squarciagola dai balconi, ci siamo sbracciati alle finestre, i più temerari sono saliti fin sopra i terrazzi.
Abbiamo organizzato flash mob, sventolato tricolori, sbatacchiato i coperchi delle pentole, suonato chitarre, batterie, violini, pifferi e perfino cornamuse.
Proviamo anche a pregare, chi non lo sa fare stia pure in silenzio.
Il desiderio di pregare è già preghiera. E che arrivi davvero da qualche parte questa preghiera.

Antonio Martini


Realizzazione siti web www.sitoper.it