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LE PALLINE COLORATE CON I CORRIDORI

22-08-2025 06:20 - News Generiche
Cosa ci fanno due biglie scolorite e un po' ammaccate e tre conchiglie regine, nel cassetto della scrivania, sparse alla rinfusa?
Chissà da quanto sono lì, visto che il tavolo lo uso ben poco!
Magari messe e poi dimenticate, sepolte da cianfrusaglie e dal lento inesorabile scorrere del tempo.
Eh sì, perché tempo ne è passato, da allora. Eccola la mia infanzia, le vacanze al mare, quelle splendide riunioni di cugini e zii sulla spiaggia, ombrelloni vicini e zeppi di borse, asciugamani, ciambelle, secchi, palette e le biglie colorate.
Ma per noi toscani si trattava di palline di plastica e non biglie.
Dentro c’era l’immagine dei ciclisti famosi dell’epoca: Gimondi, Taccone, Motta, Adorni, Zilioli, Bitossi, Merckx e altri. Ci facevamo le gare.
E così, prima o dopo il bagno, oppure nei lunghi pomeriggi, si costruiva la pista con gli argini alti, le salite, i salti, le buche, le curve paraboliche, che a seconda del tiro che si faceva, diventavano ostacoli e la pallina usciva dal percorso.
Si tirava con il pollice e il medio, un tiro secco e preciso, senza esagerare, i tiri lunghi erano pericolosi, spesso finivano fuori e allora si rimaneva fermi per un giro.
Si poteva spostare la pallina rimanendo sula stessa linea, così da superare le altre senza bocciarle e rimanere dietro. Vinceva chi arrivava primo al traguardo.
Per un attimo risento le nostre voci, gli incitamenti di altri bambini, fermi a vedere il gioco, subito pronti a partecipare, senza conoscersi, con il sorriso sulle labbra e tanta voglia di divertirsi.
Non importava sapere i nostri nomi, bastava quella pallina, stretta fra le mani, in quel momento il bello era proprio lì.
Quei piccoli volti racchiusi nella sfera di plastica, colorata da una parte e trasparente dall’altra, la prima si sbiadiva, l’altra si graffiava.
Eroi di altri tempi, eroi del nostro passato della nostra storia.
Oggi le due palline vanno avanti e indietro sul palmo della mia mano, che non è una pista. Chissà quante volte l’hanno percorsa!
Ma soprattutto qual buon vento le ha conservate! Con cura le rimetto a posto, lontano da sguardi e mani curiose, i ricordi restano vivi con le dovute attenzioni.

Patrizia Bianconi