28 Marzo 2024
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LE PULIZIE DI PASQUA DI ALLORA

25-03-2022 06:01 - News Generiche
Il lungo inverno aveva lasciato nelle stanze un aspro odore di fumo e di legna bruciata e nei primi giorni di sole si cominciava ad aprire le finestre per dare inizio alle pulizie di Pasqua.
Erano giorni di fatica e di lavoro intenso. Si puliva una stanza per volta.
Ecco allora che ogni singolo mobile, sedia o altri oggetti venivano spostati per spazzare, sul pavimento di mattoni rossi della cucina si passava, prima la lisciva e, poi, la segatura che asciugava e dava una nuova lucentezza. Si strofinavano porte e finestre.
Nonna Maria alzando gli occhi controllava il soffitto per vedere se qualche ragno aveva tessuto la sua ragnatela al calduccio del camino.
Si metteva un fazzoletto in testa e un ampio grembiule, era quello il suo modo per proteggersi dalla polvere.
Si lavava il copriletto e si mettevano al sole le coperte di lana perché prendessero aria e, ogni, cinque anni si rifacevano le materasse.
Da San Romano arrivava il materassaio con i suoi strumenti: ago, filo e la macchina per cardare la lana.
Nel frattempo, le morbide materasse del lettone di nonna erano state disfatte e il lavoro cominciava.
Il materassaio seduto alla sua macchina sistemava la lana, la puliva dalle impurità e la liberava dai nodi che con il tempo si erano formati.
Di nuovo si vedevano grossi batuffoli di morbida lana, di colore beige chiaro, che soffici cadevano su un lenzuolo, steso appositamente per raccoglierla, una volta “allargata”.
Guardavamo fra la meraviglia e lo stupore il braccio del cardatore che, sicuro, spingeva assicelle di legno irte di chiodi, su e giù senza stancarsi, mentre il sole riscaldava e asciugava l'aria. Si sentiva un profumo di erba nuova che nascondeva timide margherite e piccole viole.
Vedevamo qua e là piccoli accenni di primavera, era un dolce e atteso risveglio. Ai fili sventolava la stoffa a righe lavata e messa ad asciugare, il vento la gonfiava come vele in mare aperto.
Una volta asciugata ci si rimetteva la lana e con un ago e un filo speciali si ricuciva perché la materassa riprendesse la sua forma.
Solo dopo un po' avremmo potuto di nuovo affondare e sprofondare in quell'immenso lettone senza temere di sciupare niente.
A lungo rimaneva nelle stanze l'odore inconfondibile di pulito e di buono. Il camino ormai spento aspettava paziente il suo ritorno di scena.

Patrizia Bianconi

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