RICORDI D'INFANZIA (di Tiberio Taverni)
22-11-2024 06:50 - News Generiche
Erano gli anni Sessanta, era passata da poco la Seconda guerra mondiale e, la maggior parte delle famiglie, viveva in povertà.
Nel periodo invernale, quando il freddo arrivava aspro e pungente, si accendeva il caminetto oppure una stufa a legna, chiamata “economica”, utilissima per riscaldare, cucinare e asciugare.
Aveva, infatti delle stecche di metallo a cui si appendevano tovaglioli, asciughini e tanti altri piccoli oggetti.
Ricordo che mia nonna aveva sempre con se il “cardano” o “scaldino”. Era questo una specie di secchiello in terracotta (foto) dove dentro si metteva la brace ardente del caminetto con sopra uno strato di cenere per non bruciarsi, con quello ci si scaldavano le mani e le gambe.
Nelle le stanze, invece, veniva usato il “braciere”, che era assai più grande del cardano e di solito era in metallo.
Per i letti, oltre a pesanti coperte di lana, si usava il “prete” o “trabiccolo”, una specie di gabbia fatta con stecche di legno, con un gancio a cui si attaccava il cardano.
Si posizionava in modo che non toccasse le lenzuola, evitando, così, il rischio che prendesse fuoco tutto.
Mamma lo metteva dentro il letto un'oretta prima di coricarsi e quando era il momento di andare a dormire ci lasciavamo cullare da un bel calduccio.
Ricordo che nonna mi faceva le caramelle di cui ero ghiottissimo.
Prendeva un ditale in metallo di quelli che servivano per rammendare i calzini, lo riempiva con la farina di castagne e lo infilava tra la brace del cardano, dopo un po' lo toglieva con le pinze, lo faceva raffreddare e lo estraeva dal ditale.
Seguivo goloso e impaziente, non vedevo l'ora di gustarlo.
L'odore della brace, la bocca impastata di farina dolce, il sorriso compiaciuto di nonna, erano briciole di semplicità, che assaporavo come vere e proprie sciccherie.
Tiberio Taverni
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