29 Marzo 2024
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DORA D'UFIDA

22-04-2022 06:15 - News Generiche
La merceria di Dora d'Ufida era un bel negozio posto in corso Mazzini, nella zona tra via Santa Cristiana via Genovesi, la cosìdetta via "delle cento donne".
L'ambiente era spazioso e ben ordinato, faceva bella mostra un imponente bancone a ferro di cavallo, dove trovavano posto le forbici, il metro da sarta e sacchetti di carta di varie misure per incartare gli acquisti.
Alle spalle c'erano un'infinità di scatole di bottoni, di cerniere, nastri di prezioso sangallo, di “copripunto” e, poi: sigarette colorate, aghi, spille da balia, gomitoli di lana e cotone per l'uncinetto.
Un vero e proprio tesoro che Dora gestiva con grande affabilità e cortesia. Sempre festosa e sorridente riusciva a soddisfare con gentilezza e gusto le richieste delle signore e signorine che frequentavano il negozio, dispensando all'occorrenza utili consigli.
C'era un ritmo nei suoi gesti, nella dedizione, nella consuetudine degli orari, con il rumore della saracinesca che si alzava e si chiudeva, giorno dopo giorno.
Lavorava instancabilmente occupandosi degli acquisti con uno spiccato senso per gli affari. Erano tempi in cui la maggior parte delle donne cuciva in casa i propri abiti e le mamme, aiutate da zie o amiche, ricamavano lenzuola e asciugamani per il corredo delle figlie.
C'era bisogno di fili e bottoni colorati, di passamaneria per le rifiniture, di lana per maglie, cappelli e sciarpe.
Poi ci furono, anche, stoffe, maglieria e intimo. E Dora aveva per tutte l'oggetto adatto e la risposta pronta.
Figlia di Ufida aveva amato fin da sempre i bottoni e tutto il resto e, qualche volta, aveva accompagnato mamma Ufida, che con il carretto vendeva appunto aghi, fili e spille. A cavallo fra le due guerre, era infatti, quello il modo di vendere.
Sul carretto veniva sistemata la merce e poi si vendeva. Una bella eredità trasmessa, che Dora, fin da giovane, aveva accolto.
Nel negozio fu, naturalmente, tutto più semplice, anche se l'occhio attento e vispo di Dora non smise mai di vigilare.
Il figlio Alberto che all'inizio le dava una mano, con il passare degli anni divenne sempre più esperto, fino a diventare titolare del negozio che, nel frattempo, si era trasferito - sempre in corso Mazzini – quasi lì accanto, vicino alla “Nandina”.
Abiti firmati presero il posto dei fili, dei bottoni e delle stoffe, seguendo i canoni della moda e del buon gusto.
Fino a oggi: Letizia e Laura, figlie di Alberto, portano avanti un nome caro a tutti i santacrocesi e non solo.
Il segreto? Intere generazioni che non si sono stancate mai a dare la vita per ambizione e per amore.

Patrizia Bianconi

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