QUEL CAPPOTTO LUNGO

Quella volta, all'inizio degli anni Settanta, la fiera si trattenne ben oltre i giorni canonici previsti e, almeno una parte, rimase fino all'8 dicembre.

Fu una gioia inaspettata e l'occasione giusta per fare lunghi giri sulle auto a scontro, pista preferita dalla maggior parte dei ragazzi di allora.

E proprio in un giorno di sabato o di domenica, il dettaglio ha poca importanza, ci trovammo con alcuni amici sul bordo della pista.

Era freddo, le giacche pesanti si completavano di sciarpe e guanti, soprattutto quelli a proteggere le mani esposte alla guida dei motori.

Nel piccolo gruppo dei ragazzi, se ne distingueva uno con un lungo cappotto di pelle, scuro con l'interno chiaro, forse di shearling.

Impossibile non notarlo.

Ci parve un tantino eccentrico e ci colpì il suo fare disinvolto, i movimenti decisi per niente impacciati, come salire e scendere dalle auto senza nessuna incertezza, tanto meno difficoltà, nonostante la lunghezza del capo.

Era insomma a suo agio e, di sicuro, lo sarà stato anche alla guida del motore.

Poi i ricordi si sono sbiaditi, la spensieratezza stretta fra le mani piano piano si è dissolta, tutto è cambiato, perfino la moda.

La stoffa ha preso il posto della pelle, giochi di colore e tagli nuovi, e, noi, che ci sentivamo padroni di tutto, all'improvviso non lo siamo stati più.

Ma quel ragazzo, che, qualche volta, pensa al tempo andato con un pizzico di nostalgia, l'amore per il cappotto lungo l'ha mantenuto.

Da un viaggio in Inghilterra, dopo tanto tempo, tornò con un lungo cappotto, quello di pelle rimasto chissà dove.

Stavolta è di incerato, utilissimo per la pioggia ed eventuali passeggiate nel bosco da lui frequentato.

Camminate e non più corse, per prendere il posto sulle “macchinine”, decisamente fuori luogo.

Comunque, anche, quella volta ci ha sorpreso….