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QUEL FANTASTICO PRESEPE DI VIA VETTORI

05-01-2021 06:32 - News Generiche
La chiamavamo la stanza interna, proprio perchè era tra la camera e il salotto, al piano di sopra della nostra casa in via Vettori, a Santa Croce.
Una stanza senza finestre, adibita a ripostiglio, grande abbastanza da contenere un baule, un armadio e tanto altro, come tante altre alla fine di quegli anni Cinquanta.
Quell'anno, però, assunse un ruolo speciale e prezioso e, dopo averla liberata da tutto, il babbo decise di usarla per allestirci il presepe.
Svuotata sembrava ancora più grande. Eravamo curiosi, attenti e pazienti, il lavoro sarebbe stato lungo e, forse, faticoso, almeno per i nostri genitori. Furono preparati pezzi di cartone, forbici, colla, tempere, pennelli, carta, piccoli chiodi e martello.
Il cartone tagliato e incollato si trasformò in casine più o meno grandi, dipinte con precisione da mamma.
La carta fu colorata di giallo ocra, di rosso terra di Siena e diventarono le montagne e le colline.
Anche la capanna era di cartone, avrebbe ospitato la Sacra Famiglia. Quanta tenerezza!
I personaggi di gesso erano già pronti, bastava collocarli. Ma, per quello, c'era ancora tempo.
Si, perché, una volta preparati tutti gli accessori, iniziò la fase dell'allestimento vero e proprio.
Babbo aveva intenzione di creare un presepe in prospettiva. Partire, cioè, da lontano e poi avvicinarsi.
Scatole più piccole furono messe addossate alla parete mentre altre più grandi scendevano, come fossero degli scalini e dare la percezione della profondità. Pitturò tutto, ora di marrone scuro, ora di marrone chiaro, toni sfumati che sembravano dare movimento a tutte quelle stradine che si inerpicavano verso la grotta.
Casine piccole in lontananza e più grandi man mano che si scendeva verso il basso.
Pecore, pastori, palme, i Re Magi, venuti da lontano con i loro doni preziosi, una lenta processione di uomini e cose verso la Luce.
Il tocco finale fu dato dal cielo, non mi ricordo se fosse stato di carta o in panno, quello che dipinse di blu, punteggiato di stelle gialle.
Mi ricordo solo che era bellissimo, illuminato da piccole luci, messe sotto a creare l'effetto della notte, davvero emozionante.
E finalmente fu pronto. Ci stringemmo tutti in un caldo abbraccio che sapeva di buono e, con la benedizione di nonna Fosca, lo guardammo a lungo.
Ne fummo orgogliosi, capimmo che il babbo e la mamma avevano fatto un gran bel lavoro.
Tanti furono i consensi di parenti e conoscenti, che lo vennero a vedere, più e più volte, intrattenendosi meravigliati ad ammirarlo, parlandone in paese.
Dopo che fu smontato e tutto ritornò al proprio ordine, rimase a lungo nell'aria odore di colla, lucido, tempere e resina.
Poi è diventato un ricordo, che il tempo ha sbiadito, ma non cancellato.
Un ricordo che ritorna nella magia del Natale, forte, legato a tutte quei momenti che poi, in fondo, sono la nostra storia.

Patrizia Bianconi


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